La Carnia, terra in cui vivo da 83 anni, fa parte della zona montagnosa del Friuli, e va dalla pedemontana (Gemona, tanto per indicare un sito salito a triste notorietà con il terremoto del 1976), fino al cxonfine austriaco, il passo di riferimento è quello di Montecroce Carnico, da cui si scenda nella Gailtaal. Per iniziativa di una associazione tolmezzina (Tolmezzo è la capitale della Carnia), è stato indetto un incontro con i media locale,Telefriuli-Messaggero Veneto e Gazzettino,  rappresentati rispettivamente dalla dott.sa Francesca Spangaro, dal Direttore Monastier, e da Alberto Terasso, che cura l’edizione di Udine de il Gazzettino. L’incontro si è tenuto nella Sala Convesgni dell’ex Comunità Montana della Carnia (ormai si parla solo di ex), il ruolo di moderatore è stato assunto da Alberto Terasso. Prima che avesse inizio la discussione,  è stato distribuito un volantino che presentava la cronologia della Caporetto della Carnia, eccola : 1950, per effetto  delle centrali idroelettriche (SADE), si assiste al prosciugamento dei principali corsi d’acqua. 1958 (legge Merlin) viene chiuso il casino tolmezzino, 1968, chiusura della ferrovia a scartamento ridotto, Carnia Villa Santina (fu allora che feci l’unico giorno di sciopero della mia vita, in quanto intuiivo che poteva essere l’inizio della fine della mia terra. 1952, entra in funzione il nuovo Carcere mandamentale di Tolmezzo (divenuto poi carcere di massima sicurezza (ovviamente per il bene della Carnia), 2013, chiusura del Tribunale tolmezzino, 2014, chiude l’ultima caserma ancora attiva in Carnia, la Cantore (negli anni 60 cen’erano ben 5, alcune crollate per disinteresse totale di chi avrebbe dovuto provvedere (Ministero della Difesa) Una, l’unica in Italia, intitolata ad una donna, a Maria Plozner Mentil, colpita da piombo nemico mentre con la gerla stava portando viveri e munizioni, ai nostri soldati impegnati sul Pal Piccolo, sul Pal Grande e sul Freikofel. Per un’ora abbondante, abbiamo dovuto subire la requisitoria dei tre giornalisti, dopodichè si è aperto un dibattito abbastanza serio (tralascio le baruffe chiozzotte), il cui piattoforte è stato rappresentato dalla vicenda Coop.Ca. e dall’Albergo Diffuso, in parte anche da qualche cattedrale nel deserto, realizzate per la mania di grandezza di qualche Amministratore locale.Di mira è stato particolarmente preso il Direttore del Messaggero Veneto, che probabilmente era salito in Carnia per una lezioncina ai carnici, peraltro poco digerita. Quasi alla fine dell’incontro, arrivato al limite delle due ore, mi è stat a concessa la parola, ad una condizione, che fossi stato breve. OK ho risposto, sarò breve ma lasciatemi il tempo di esprimere le mie sensazioni, prime fra tutte  che mi sono sentito come in un’aula di tribunale, al di la delle sbarre. Egregi Signori, sono nato e cresciuto in Carnia, dove vivo da 83 anni, questa terra e questa gente la conosco come le mie tasche, e, siccome sono anche orgoglioso, non posso accettare lezioni da chi questa terra a solo sentito parlare. Voi media, avete in mano uno strumento di grande efficacia, che può essere usato bene ma, purtroppo anche male. Voi riservate titoloni su 5-6 colonne, se in Carnia succede qualcosa di brutto, mentre relegate a fondo pagina e su una colonna ciò che di buono e di bello si riesce a fare anche in questa terra. Vi invito quindi ad invertire la rotta, ad aiutarci ad uscire dall’anonimato, e vi saremo grati. In ultima analisi Alberto Terasso a proposto al Direttore del Messaggero Veneto, di dedicare periodicamente alla Carnia, una pagina del suo giornale, per farene una specie di tribuna libera in cui i carnici possano confrontarsi. Si tratta, scusatemi, dell’ennesimo convegno avente come oggetto i problemi della montagna, ormai i buoi hanno preso il largo, siamo in periodo prolungato di deflazione, perciò non so francamente quale espediente possa essere  efficace perche la gente di montagna possa tornare a vivere una vita normale.