Si sente spesso dire :mal comune, mezzo gaudio, ma si tratta di una frase che non mi convince, ovvero che non mi ha mai convinto. Il tuo male non penso e non ho mai pensato che possa allievare il mio, così se negli Stati Uniti d’America, fra la Clinton e Trump, succedono cose turche, non degne di una grande potenza economica e non solo. Io sono preoccupato di ciò che succede nel mio Paese, in Italia, dove siamo costretti ad assistere ad un teatrino quotidiano per nulla piacevole. Oltre a ciò, c’è anche di mezzo il terremoto che da alcune settimane sta rendendo la vita dura a buona parte dell’Italia Centrale. La situazione, in quella zona, è veramente drammatica, e penso che a poco possano valere le assicurazioni di Renzi e di Mattarella : rifaremo tutto come prima, anche se la terra continua a tremare. Al di la delle risorese necessarie, c’è anche una questione di tempo, una questione di scelte ed una grossa questione burocratica. I Sindaci della zona reclamano autonomia, un po’ com’è stato in Friuli dopo il maggio 76, ma il Commissario straordinario (il Zamberletti attuale), pare non disponibile a cedere le leve del comando (si tratterà di gestire somme ragguardevoli) ed anche il Governo della Nazione pare muoversi sulla stessa lunghezza d’onda. Di certo non c’è tempo da perdere, l’inverno è alle portee sugli ASppennini non è come essere a Palermo e Siracusa. A sentire il Ministro degli Interni, Alfano, oppure Castagnetti, più che per l’imminente inverno, i Sindaci delle Marche sono preoccupati per il Rferendum delo 4 dicembre prossimo, tant’è che vorrebbero fosse spostato alla prinavera prossima. Anche in Friuli ci fu, a ridosso del sisma, una Consultazione Elettorale, senza che vi fosse alcun spostamento. Capisco la necessita dei governativi di guadagnare più tempo possibile, per poter impostare una propaganda più incisiva in favore del SI, ma l’Italia e stufa e sazia del sentir parlare di referendum, che poco importa agli elettori (da un sondaggio,pare che solo l’8% degli Italiani abbia dichiarato interesse per quel appuntamento). Ecco allora che si frappone anche la manovra economica che deve passare all’esame del Parlamento ma che non ci sia ancora sufficiente chiarezza sul suo contenuto. Giornali e commentatori fanno a gara nel dire stupidaggini, sia a proposito della materia referendaria che sulla finanziaria. C’è da concordare con Bruxelles, che per il momento non dice nè si nè no, è possibile che attendano l’esito del referendum, onde verificare se Renzi sia riuscito a parare il colpo, quel colpo che lui stesso ha inserito in canna, personalizzando la concultazione oltre i limiti della decenza. Io ascolto tutti, quelli che sono per il no ed anche chi è orientato per il si, ma francamente non riesco a ricavarne lumi. Lei non ha neppure non conosce neppure il contenuto della riforma, tuonava un deputato PD ad una professoressa esperta di problemi costituzionale, e la professoressa a sventolargli il testo sotto il naso. Verrebbe voglia da dire che tutti hanno ragione, ma ciò non ha senso ed è per questo che l’astensionismo poptrebbe toccare punte non mai raggiunte prima. Come si fa a dar torto a quei nostri connazionali che propendono per l’astensione ? Tutto comunque è soggetto ai manovratori di sempre, che fanno scendere se salire le borse in ragione dell’aria che tira. E non contano solo le faccende di casa nostra, lo zampino ci mettono anche le Elezioni americane, che comunque si svolgeranno un mese prima del Referendum italiano. Aanche sullo “spread” si specola, ed è sempre di mezzo la mano dei grandi manovratori. Renzi afferma che i soldi per la ricostruzione post terremoto ci sono già, potrebbe anche darsi che sia così, ma io non gli credo. Ormai la patente di parolaio, di fanfarone e di bugiardo, non glie la toglie nessuno. Parla a “braccio”, ed è anche bravo nel confondere le idee agli italiani, ma fino a che punto ? Se devo essere sincero, non vorrei essere nei suoi panni, ma lui ha sete di potere mentre a me non interessa. Lui conme quelli che l’hanno preceduto, raccoglierà ciò che ha seminato, ma temo un’annata magra per la politica italiana, nel suo insieme.